Biografia

Enzo Roberti (Subiaco 1924 – Roma 1990).

Voce Enzo Roberti in Dizionario Biografico Treccani

Nasce a Subiaco (Roma) l’11 agosto 1924.
Fin da bambino dimostra una spiccata attitudine per il disegno, tanto che un ritratto del Generale Rodolfo Graziani, da lui disegnato a scuola, viene inviato direttamente in Africa dal suo maestro elementare e riceve un apprezzamento autografo dallo stesso Maresciallo d’Italia.
Frequenta l’Istituto Magistrale di Subiaco, unica scuola superiore esistente all’epoca nella cittadina laziale, dove insegna disegno il pittore Benedetto Tozzi; Roberti ne diventa l’allievo prediletto e comincia a frequentare assiduamente il suo studio dove apprende le principali tecniche pittoriche e i dettami della cosiddetta “scuola romana”.
Inizia così la sua attività artistica dipingendo prevalentemente paesaggi e nature morte.
All’inizio degli anni ’40 si ammala gravemente ed è costretto a trascorrere un lungo periodo di degenza presso il Sanatorio “Forlanini” di Roma.
Superata la malattia, nel 1947 consegue l’abilitazione magistrale ma, volendo con sempre maggior convinzione dedicarsi alla pittura, decide di diplomarsi al Liceo Artistico. Così nel 1950 ottiene il diploma presentandosi come autodidatta privatista agli esami di licenza al liceo di Via Ripetta a Roma.
Nel 1952 muore il padre.
Dopo aver saltuariamente insegnato disegno all’Istituto Magistrale di Subiaco, nel 1953 inizia a lavorare come disegnatore presso la Società Romana di Elettricità e quindi a trasferisce a Roma.
Può così finalmente frequentare gli ambienti artistici della Capitale, via Margutta e via del Babuino, e confrontarsi con le opere e le idee dei pittori dell’epoca.
Conosce la pittura di Monachesi, Omiccioli e Mafai e inizia la sua personale ricerca pittorica.
Si sposa nel 1957 e l’anno successivo nasce il suo primo figlio.
In questo periodo partecipa a numerose mostre collettive, estemporanee e premi di pittura a Roma, Bologna, Termoli, Avezzano (Primo Premio Nazionale Gesù Lavoratore, Premio Avezzano, 4′ Biennale Nazionale d’Arte Sacra Contemporanea Premio IGNIS 1960).
La sua prima Mostra Personale viene presentata nel 1961, alla Galleria San Marco di Via del Babuino, ed ottiene un discreto interesse di pubblico e di critica, segnalata tra l’altro dal critico Valerio Mariani nel programma radiofonico “La Ronda delle Arti”.
Nello stesso anno, partecipa a numerose altre mostre collettive a Roma e nel Lazio (tra le altre: Quadriennale Nazionale d’Arte di Roma 1961 e 3′ Rassegna Arti Figurative Roma e Lazio al Palazzo delle Esposizioni, Amore Roberti Solimene Tulli, 1861-1961 ROMA Risorgimentale, Promesse nell’Arte d’oggi (I premio “Incontri d’Arte”).
Nel 1961 nasce il suo secondo figlio.
La produzione dei primi anni 60 comprende nature morte, paesaggi, ritratti, nudi e rappresentazioni di vita quotidiana (camion, passaggi a livello, cantieri, contadini etc) che manifestano i forti legami che legano l’artista a Roma e soprattutto al suo paese natale.
Ogni anno realizza una serie di disegni a china che ritraggono gli angoli più suggestivi di Subiaco: le fontane, i ponti, le chiese e così via.
Queste opere, donate dall’artista all’ente di soggiorno e turismo della città, vengono raccolte in calendari tematici e distribuite a tutta la popolazione sublacense, rappresentando un segno distintivo di quegli anni.
Inizia inoltre ad interessarsi all’arte sacra dipingendo due versioni della “Via Crucis”.
A partire dal 1965 numerose sue opere vengono acquisite da un gallerista di Dallas (Texas) che le commercializza negli Stati Uniti.
L’artista continua ad esporre in mostre sia personali (Torino nel 1965, Subiaco nel 1967) che collettive.
Nel 1967 muore la madre ed in questa tragica circostanza dipinge il quadro “Rottami” (catalogo n.399).
Nel 1968 nasce la sua terza figlia.
Realizza in questo periodo la “Madonna di Pietra Sprecata” collocata nel monumento a Lei dedicato nei vicoli della vecchia Subiaco.
A partire dal 1969 inizia a dipingere paesaggi su masonite con una particolare e personalissima tecnica: il colore viene distribuito sulla superficie con la spatola, quindi raschiato completamente e lucidato con un panno: con questo procedimento l’artista ottiene così il risultato materico della persistenza del solo colore assorbito e quasi compenetrato con la stessa masonite.
Esposti raramente dall’artista, rappresentano il risultato di una sua particolare ricerca di un linguaggio artistico personale, una prima sintesi pittorica a cui giunge l’artista e vengono da egli stesso denominati ‘Cielo e Terra’.
Ne dipinge molti (più di duecento) nell’arco di circa tre anni.
All’inizio degli anni ’70 viene nuovamente colpito dalla malattia avuta da ragazzo.
Trascorre lunghe giornate in solitudine nel suo studio del quartiere Prati a Roma dove trasferisce sulla tela il suo malessere fisico ed esistenziale.
Nasce così “la camicia”, il soggetto pittorico su cui lavorerà per il resto della sua vita.
La “camicia che vola” (catalogo n. 400), dipinta su un paesaggio “Cielo e Terra” rappresenta, in un certo senso, il simbolo della guarigione e l’apertura di una nuova stagione artistica.
Nel 1974, alla Galleria Giosi di via del Babuino, vengono per la prima volta esposte le sue camicie in una mostra personale che ottiene un inaspettato successo di critica e di pubblico.
Roberti diventa così “il pittore delle camicie” e, come tale, viene presentato nelle successive mostre personali in tutta Italia suscitando dappertutto vivo apprezzamento ed interesse.
A partire dal 1975 realizza una serie di ritratti di personaggi celebri tutti rappresentati con una camicia che ne commenta la personalità.
Dalla fusione tra la ricerca plastica del panneggio delle camicie ed il suo interesse per la pittura sacra, che si porta dietro fin dalla giovinezza, nascono i grandi quadri che costituiscono le 14 stazioni della Via Crucis, realizzate in una prima versione con i soggetti sacri rappresentati ‘in camicia’.
La versione definitiva, per decisione dell’allora Presidente della Pontificia Commissione di Arte Sacra, Mons. Giovanni Fallani, viene esposta nel 1976 al Colosseo proprio durante la tradizionale processione del Venerdì Santo presieduta dal Papa Paolo VI e trasmessa in mondovisione.
La Via Crucis di Roberti viene esposta in varie località d’Italia con il patrocinio di Enti locali e Sovrindentenze: Roma, Subiaco, Verona, Cagliari, Sassari, Fabriano, ottenendo ovunque il consenso della critica e grande afflusso di pubblico.
L’esposizione della Via Crucis alla Galleria l’Agostiniana di Roma rappresenta l’inizio di un fruttuoso rapporto tra l’Artista e la Galleria gestita dai Padri Agostiniani.
Roberti espone le sue opere almeno 15 volte, in mostre personali e collettive nella Galleria aderendo alle iniziative culturali ed al gruppo di pittori che faceva capo ad essa.
In occasione di una di queste nel 1985 incontra il Papa Giovanni Paolo II che esprime apprezzamenti sul realismo e sulla modernità della rappresentazione del Cristo davanti alla decima stazione della Via Crucis (Gesù è spogliato).
Nel 1982, in occasione del centenario della morte di Giuseppe Garibaldi, elabora un ambizioso progetto-mostra che vede le camicie rosse trionfare su bozzetti, schizzi e grandi tele.
Il progetto non trova sponsor in grado di amplificarne l’eco ed i quadri ed i bozzetti vengono esposti in poche occasioni a Roma ed in provincia.
Nel 1984, in occasione del quarantennale, realizza una grande tela commemorativa del Bombardamento di Subiaco del 1944 che viene donata dall’artista al Comune e collocata in permanenza nella sala del consiglio.
Nel 1987 espone a Roma “Enzo Roberti pittore, amico dei poeti”, un’ampia mostra personale nella quale interpreta pittoricamente numerose poesie della letteratura italiana e straniera.
La mostra riceve un buon consenso di critica e di pubblico.
Le camicie della seconda metà degli anni ’80 sono quelle della maturità che trovano ampio risalto nel 1988 in una grande mostra Personale al Castello dell’Aquila.
La mostra, che rappresenta una sorta di Antologica della produzione degli anni 80, incontra un enorme interesse di pubblico.
Nel 1989 le 14 stazioni della Via Crucis vengono collocate definitivamente presso la Chiesa del Presidio Militare alla Cecchignola a Roma.
In quello stesso anno realizza una serie di autoritratti che, in maniera anche autoironica, fissano le sue principali espressioni.
Forse un inconsapevole testamento dettato dalla malattia che lo sta divorando.
Muore nella sua casa di Roma il 29 gennaio del 1990.